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La moneta unica europea

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Article
H

Vianello, Fernando

Economia e Lavoro

2013

46

1

January - April

17-46

EMU ; euro ; history

EMU and International monetary system

http://dx.doi.org/10.7384/73517

Italian

Bibliogr.

"In questo scritto, completato nel 2005 e ri­masto inedito, l'autore si propone di fornire uno schema concettuale adatto a comprendere i moti­vi del diverso andamento, nel lungo periodo, dei tassi di crescita della produzione e dell'occupa­zione nell'economia europea e americana. Egli sottolinea la continuità, in Europa, fra la bassa crescita imposta dal funzionamento del Sistema monetario europeo negli anni Ottanta e il rista­gno economico nella fase successiva alla forma­zione dell'Unione monetaria. A questo protratto rallentamento europeo si contrappone una lunga espansione americana. L'autore argomenta che negli Stati Uniti tutti gli strumenti disponibi­li, dalla politica fiscale a quella monetaria e del cambio, alla politica industriale, sono stati posti al servizio della crescita economica e del man­tenimento di un elevato livello di occupazione. Perché –si chiede l'autore –un simile impegno è mancato completamente in Europa? La rispo­sta va ricercata sia sul piano delle scelte compiute nel corso del processo di unificazione monetaria (considerato separatamente da quello dell'unifi­cazione politica), sia su quello della teoria econo­mica che ha fornito un sostegno a quelle scelte. Da un lato, lo smantellamento del controllo dei movimenti di capitali e l'abbandono di un siste­ma di cambi fissi ma aggiustabili a favore di un regime di cambi fissi ha ridotto l'autonomia della politica monetaria e valutaria nel momento in cui concedeva illimitata libertà d'azione alla finanza internazionale: ne sono derivate crisi finanziarie e sacrifici di reddito e occupazione. Dall'altro prin­cipi e regole di funzionamento dell'Unione eco­nomica e monetaria hanno posto limiti alla libertà d'azione dei governi in materia fiscale anche in caso di protratto rallentamento della crescita. A numerose restrizioni, inoltre, sono state sottoposte le politiche industriali. L'orientamento restrittivo delle politiche macroeconomiche europee è coe­rente con la promozione di un processo di ristrut­turazione industriale basato sull'abbandono dei segmenti “maturi” della filiera produttiva, sulla riduzione della protezione sociale e sul progres­sivo smantellamento delle istituzioni del mercato del lavoro. La stessa teoria che aveva fornito argo­mentazioni in favore della libertà dei movimenti dei capitali e di orientamenti restrittivi delle politi­che macroeconomiche è tornata a sostenere, come negli anni Trenta, che la disoccupazione è dovuta non all'insufficienza della domanda effettiva, ma a “rigidità” del mercato del lavoro. Negli anni Trenta, Keynes aveva definito questi orientamenti «ingannevoli e disastrosi se si cerca di applicarli ai fatti dell'esperienza»"

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